Introduce Yourself può essere considerato il vero, grande debutto dei Faith No More. Dico "vero" e "grande" perché il precedente LP, "We care a Lot", ebbe una sfortunata storia di brutti mixaggi e pubblicità inesistente, vendendo così poche copie da far pensare alla band di San Francisco di dover cambiare qualcosa al loro stile molto innovativo (per i tempi), il Funk Metal. A molti sembreranno due album abbastanza simili, tuttavia, oltre ad essere prodotto molto meglio, Introduce Yourself contiene anche una carica e un'aggressività che al precedente LP mancavano. Il basso diventa molto più brillante e metallico, così come la chitarra di Jim Martin, di cui vengono esaltati gli intermezzi psichedelici, mentre le tastiere si fanno ancora più evocative, forti del passato New Wave della band. Cambia parecchio anche la voce di Chuck Mosely, in un certo senso "cresciuto" e meno monocorde, non abbastanza tuttavia per poter far compiere alla band quel salto di qualità che le è sempre mancato, almeno fino all'arrivo di Mike Patton. Ma non divaghiamo troppo nel "futuro" e analizziamo il disco traccia per traccia.
Faster Disco apre alla perfezione lo spirito dell'album: chitarra e basso ritmati accompagnati da una tastiera che colora il tutto con un sottofondo quasi "epico", poi l'urlo animale, il break ritmico, e ricomincia la canzone. Chuck subito mette in mostra le sue (non eccelse) doti vocali, tipiche di un rapper mulatto, un po' lamentoso ma almeno non fastidiose. Intermezzi thrash metal, di nuovo la voce, il cantato si fa più aggressivo, e si scopre il vero valore di Chuck: non al canto quanto nello sputare le parole con rabbia. Secondo intermezzo, solo voce e batteria, con le onnipresenti tastiere, di nuovo la chitarra che si presta ad un sapiente gioco di distorsioni volte a creare un suono psichedelico che va a sfumare assieme a tutta la canzone...
Anne's Song ci riporta subito con i piedi per terra, aperta da un basso slap su cui si innesta subito un rap tipico della West Coast. Sottofondo sempre tastierato, ma più leggero, melodico, pop. Ritornello melodico con chitarre elettriche, soffuse anche queste, poi ritorno al rap funkeggiato, sembrerebbe una canzone perfetta per ballare quando alla fine del secondo ritornello parte l'assolo di chitarra tipicamente metal, melodico come la canzone ma con una certa ruvidità. Anche questa canzone presenta alla fine un fading (voci, urla e falsetti)...per poi chiudere velocemente a volumi udibili.
Subito parte la title track, molto corta (1.32), con un ritmo molto veloce fatto di chitarre e rap sincopato. Rappato è anche il ritornello, a volte accompagnato da un battito di mani, quasi come se fosse una festa tipica dei sobborghi Californiani. Dopo tre ritornelli si arriva subito alla fine della canzone, fatta di cori accompagnati dall'onnipresente tastiera.
Un ronzio apre quella che secondo me è il capolavoro del disco: Chinese Arithmetic. Intro di batteria, poi tastiere, sempre epiche ma leggermente malinconiche, tristi, contribuiscono a creare un mood perfetto per la voce di Chuck che si inserisce subito dopo. Qua il tono non è lamentoso, ma malinconico, come la canzone in sé. Poi una virata aggressiva, dura una ventina di secondi e si ritorna all'umore iniziale. A circa metà canzone un break quasi ambient (se non fosse per la batteria) anticipa un'autentica esplosione di rabbia rappata, seguita da una chitarra thrashy, anche se abbastanza lenta, inframmezzata da urla di aiuto, in modo da non perdere l'atmosfera dell'inizio.
Death March inizia con un discorso parlato di Chuck di 30 secondi, per poi aprire un riff cadenzato di chitarra, una marcia appunto. Cantato melodico che nel ritornello si trasforma in una serie di urli a ritmo di marcia. Linea melodica di chitarra tipicamente Metallic-hiana che anticipa una serie di voci convulse e poco udibili. Di nuovo la marcia, la quale verso la fine diventa sempre più rumorosa, opprimente, per poi chiudersi con dei furiosi colpi di rullante.
Due violenti colpi di tom annunciano l'inizio di un altro capolavoro del disco, già presente nell'album precedente. Si tratta ovviamente di We Care a Lot, canzone nata come parodia della "Great Song of Indifference" di Bob Geldof. Col suo tono sarcastico Mosely stigmatizza il comportamento ipocrita di molti artisti che per aiutare il terzo mondo spesso si abbandonano a sfarzi innecessari ed egocentrici, ironizzando anche su altri comportamenti poco etici di tutti i tipi. La canzone consiste in un basso pizzicato fortissimo sulla stessa corda, quasi slappato sembrerebbe, inframmezzato di violenti riff di chitarra e cori sarcastici che ripetono il titolo della canzone. Il tono della tastiera è quantomai aulico in questa occasione, un capolavoro della satira, forse l'unica canzone interpretata davvero bene da Mosely, di cui Patton non può fare effettivamente di meglio.
R N' R Parte con un riff degno della migliore tradizione alternative anni '80, accompagnato da un basso duro e funky. La voce di Mosely è aggressiva e sputa parole tra i denti, per poi calmarsi in un breve canto melodico, assieme agli altri strumenti. A metà registrazione la chitarra comincia a seguire un pattern lento, sincopato, accompagnato dalla melodia dettata dalle tastiere, per poi seguire un bridge più velocizzato. La canzone si conclude con un Mosely che quasi sembra perdere aggressività per poi riprendersi con un tono sarcastico.
The Crab Song inizia con una parte calma, evocativa, onirica, dettata da un arpeggio di chitarra quasi silenzioso ma percettibile. Mosely chiama, urla, sembra un uomo spaesato che si risveglia nel suo stesso sogno, accenna un canto sottile e calmo, a tema con gli strumenti che lo accompagnano. Verso il secondo minuto la chitarra incomincia a distorcersi: è segno che la calma sta finendo e sta per iniziare la tempesta. Ed ecco che arriva: tempesta di distorsioni thrash, basso brillante slappato, il rap a ritmo della batteria, sempre sincopata, la velocizzazione del tutto, l'onirismo che ancora pervade la canzone con i suoi accompagnamenti d'organo. Ed ecco la conclusione: si finge calma per pochi secondi, per poi ripartire con la sua furia a ritmo di funk.
Blood è forse la canzone che meglio rappresenta le origini New Wave della band: parte con un synth molto soffuso, accompagnato dal ritmo thrash di chitarra e basso. Chuck arriva, urla belluine leggermente melodiche, poi ecco il rap, riecco le urla, come sempre il synth di sottofondo è il vero protagonista, tranne a centro canzone, dove un batterista infuria sulle proprie pelli seguito da una chitarra distorta e marcia, molto hardcore punk nei suoni, funky nel ritmo. A fine canzone c'è un accelerazione che ricorda molto "Guerra" dei Litfiba, anche quella accompagnata da urla e synth, anche quella conclusa all'improvviso, violentemente.
Ed eccoci in chiusura: un canto di Mosely introduce il riff puramente thrash di Spirit, ripreso velocizzato nell'album successivo, "The Real Thing", nella canzone "Surprise You're Dead". Tornando al presente, questo purissimo ritorno al thrash metal che imperversava in quegli anni accompagna la voce di Mosely, che in questo caso funge molto da comprimaria del vero protagonista dell'ultima canzone: il metal furioso.
In definitiva Introduce Yourself è un esperimento molto buono di fusione tra funk, metal e new wave (poca ma buona). Prodotto alla perfezione, suonato bene e composto abbastanza egregiamente. L'unico punto di discussione rimane il cantante: Mosely ha di sicuro una voce personale, e dopo le stonature dell'album precedente si è sforzato di cantare meglio che poteva. Tuttavia la sua limitatezza espressiva e stilistica, unita ad un forte consumo di droghe pesanti lo porteranno alla cacciata dal gruppo e all'assunzione nei Faith No More di un grandissimo cantante, forse il migliore degli anni '90, ma questa è un'altra storia...
7.5/10
Tracklist:
1. Faster Disco - 4:16
2. Anne's Song - 4:46
3. Introduce Yourself - 1:32
4. Chinese Arithmetic - 4:37
5. Death March - 3:00
6. We Care A Lot - 4:02
7. R N' R (musica: - 3:12
8. The Crab Song - 5:53
Formazione:
* Chuck Mosely - voce
* Jim Martin - chitarra
* Bill Gould - basso
* Mike Bordin - batteria
* Roddy Bottum - tastiere
venerdì 16 gennaio 2009
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